Emdr e Psicoterapia Cognitivo-Evoluzionista
Antonio Onofri e
Lucia Tombolini Psichiatri
Didatti della Società Italiana di Terapia Cognitiva e Comportamentale (SITCC)
Docenti della Associazione per la Ricerca sulla Psicopatologia dell’Attaccamento e dello Sviluppo (ARPAS)
Membri della Associazione Italiana per l’EMDR
Introduzione
In una terapia cognitivo-evoluzionista vengono utilizzate molte tecniche derivate dal comportamentismo o dal cognitivismo classico di Beck (Beck, Rush, Shaw, Emery, 1979); per citare alcune tra le più usate pensiamo agli esercizi di esposizione graduale alle situazioni temute nel caso dei disturbi fobici, ai diari di auto-osservazione, o all’impostazione del dialogo sul modello socratico. La strategia terapeutica globale all’interno della quale trovano spazio queste tecniche presenta tuttavia delle particolarità legate al modello cognitivo-evoluzionista, che illustreremo nella prima pare del nostro lavoro; in seguito, attraverso delle esemplificazioni cliniche, parleremo di come è possibile per noi affidare un ruolo privilegiato all’EMDR soprattutto in quei casi in cui non c’è l’indicazione per - o risulterebbero inefficaci - modalità di comprensione del disagio psichico basate prevalentemente sul dialogo. Ci riferiamo cioè alle situazioni cliniche nelle quali l’esplorazione congiunta del paziente e del terapeuta si blocca per la scarsa capacità del paziente di riflettere sui propri contenuti mentali e per l’assenza del linguaggio interiore. In queste circostanze, come vedremo meglio in seguito, l’EMDR permette da una parte l’elaborazione degli episodi traumatici, dall’altra - a partire dalla ricostruzione delle interazioni - facilita la riflessione congiunta della coppia terapeutica sul livello delle rappresentazioni, migliorando cioè quella che viene chiamata capacità metacognitiva.