Depressione

La depressione è il disturbo psichiatrico più diffuso. Colpisce milioni di persone in tutto il mondo, indipendentemente dall’età, dal sesso (anche se le donne sembrano soffrine più degli uomini) e dal livello culturale ed economico.

Pur essendo il disturbo più diffuso, la depressione è però ancora molto sotto diagnosticata, perché non è sempre facile riconoscerne la presenza e può manifestarsi sotto forme molto diverse tra loro.

Ecco perché è bene che, in presenza anche di un minimo dubbio, la persona venga visitata da uno specialista, senza mai sottovalutare la situazione e la sofferenza che essa comporta.

Chi soffre di depressione può sentirsi triste (anche senza un motivo riconoscibile), stanco, affaticato, svogliato, sempre meno interessato agli stimoli ambientali (anche quelli che magari, fino ad allora, erano sempre stati una fonte di gratificazione). Il paziente depresso, infatti, non riesce più a provare piacere per le attività quotidiane e spesso persino per le persone che più gli sono vicine. Sintomi ansiosi accompagnano quasi sempre il quadro depressivo, insieme a  irritabilità e  irrequietezza. I comportamenti tendono a restringersi, a impoverirsi, i pensieri diventano cupi e attraversati da frequenti idee negative, pessimistiche, di morte.

E’ molto importante capire se è presente anche un rischio suicidario, perché i pensieri di morte possono diventare così frequenti, la collera verso se stessi e il desiderio di farsi del male così forte, la disperazione così intensa, la sofferenza così intollerabile, che il paziente può vedere nel suicidio l’unica soluzione possibile alla propria situazione.

La depressione può anche comportare una serie di sintomi fisici e di alterazioni neurovegetative: cefalea, disturbi gastroenterici e più frequentemente insonnia, inappetenza, perdita di peso (anche se a volte compaiono ipersonnia e iperfagia) completano il quadro clinico.

Se non curata, la depressione può cronicizzare, alterare profondamente il funzionamento della persona, le sue relazioni interpersonali, affettive, sentimentali, minarne l’ efficienza lavorativa.

Da un punto di vista psicologico, sentirsi depressi significa guardare la realtà attraverso delle lenti distorte che fanno sì che tutto appaia difficile, insormontabile e penoso tanto che anche gesti quotidiani come alzarsi dal letto e iniziare la giornata appaiono complicati, pesanti o inutili.

Come dicevamo, le persone depresse lamentano senso di fatica e perdita di energia fisica, si sentono tristi, angosciate, irritabili, non credono che nulla di buono possa arrivare loro dal futuro. Si osserva spesso una riduzione delle attività quotidiane, difficoltà nel prendere decisioni e una tendenza ad isolarsi. sono spesso presenti aspettative irrealistiche e pessimistiche, oltre a una visione decisamente negativa di se stessi e del futuro.

I sintomi del disturbo causano uno scadimento progressivo della qualità della vita e una compromissione significativa del funzionamento sociale della persona.

Secondo gli psichiatri, per parlare di depressione è necessaria la presenza di almeno cinque dei sintomi sotto elencati,  che si protraggano tutti i giorni per un periodo di almeno 2 settimane:

  • Umore depresso per la maggior parte del giorno.
  • Marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività per la maggior parte del giorno (anedonia).
  • Significativa perdita di peso, in assenza di una dieta, o significativo aumento di peso, oppure diminuzione o aumento dell'appetito.
  • Insonnia o ipersonnia.
  • Agitazione o rallentamento psicomotorio.
  • Affaticabilità o mancanza di energia.
  • Sentimenti di autosvalutazione oppure sentimenti eccessivi o inappropriati di colpa.
  • Diminuzione della capacità di pensare o concentrarsi, o difficoltà a prendere decisioni.
  • Ricorrenti pensieri di morte, ricorrente ideazione suicida senza elaborazione di piani specifici, oppure un tentativo di suicidio o l'elaborazione di un piano specifico per commettere suicidio.


Naturalmente la depressione può manifestarsi  con diversi livelli di gravità, da lieve e circoscritta a particolari fasi della vita, a moderata,  fino a casi decisamente più gravi in cui la persona non riesce più a svolgere neanche le normali attività quotidiane.

Alla luce di quanto sopra esposto come si fa a valutare se si sta soffrendo di depressione? Avere delle fluttuazioni dell’umore e sentirsi un po’ giù e tristi non è di per sé sintomo di un disagio, la depressione vera e propria rappresenta qualcosa di diverso, sia a livello qualitativo che quantitativo, dal semplice “sentirsi giù di morale”. Per diagnosticare una depressione,  e quindi valutare l’opportunità di un intervento terapeutico, è necessario che i sintomi siano causa di sofferenza significativa e che persistano per un periodo protratto di tempo. Ma tutto questo, deve essere uno psichiatra a valutarlo clinicamente.

La valutazione clinica è infatti fondamentale per programmare un intervento, perché a volte la depressione può far parte o  si può accompagnare a sintomi tipici di un Disturbo Bipolare, che richiede terapie specifiche e diverse da quelle di uno stato depressivo “più tipico”.

Anche per la depressione, come per molti altri disturbi mentali, gli psichiatri e gli psicologici clinici ritengono che le cause vadano ricercate in molti fattori: in una predisposizione individuale innanzitutto, in altre parole in una tendenza su base costituzionale, genetica, ormonale, biologica, che rende alcune persone più inclini di altre a sviluppare sintomi depressivi.   Poi, in fattori psicologici che hanno a che fare con l’intera storia affettiva di un individuo, con i legami e le vicissitudini che lo hanno accompagnato fino all’età adulta: molto importanti sembrano essere le perdite affettive, i lutti, le separazioni, i traumi, insieme a tutto l’ambiente di vita in cui ci si è sviluppati. E, per finire, in fattori attuali che hanno a che fare con il sostegno sociale che si riceve dagli altri, con le figure su cui si può contare in caso di difficoltà, con gli atteggiamenti individuali e sociali nei confronti della vulnerabilità, con i bisogni affettivi, con  la necessità di una buona comunicazione con gli altri.

Studi scientifici sempre più numerosi hanno dimostrato come esistano terapie efficaci per la prevenzione e la cura della depressione: indicazioni riguardanti lo stile di vita, innanzitutto, come l’esercizio fisico, la ricerca di scambi sociali, il mantenersi attivi, oltre alla terapia farmacologica. Il trattamento farmacologico con l’utilizzo di antidepressivi (es: Valdoxan, Thymanax, Cymbalta, Cipralex, Zoloft, Anafranil, Efexor etc.) risulta infatti particolarmente indicato, utile e ben tollerato.

Ma sicuramente una terapia combinata, ossia l’utilizzo di farmaci antidepressivi, insieme  ad una psicoterapia cognitivo comportamentale, è ritenuta attualmente l’intervento più efficace sia per la cura delle fasi acute,  sia per la prevenzione delle ricadute del disturbo.

La psicoterapia cognitivo-comportamentale, infatti,  si focalizza soprattutto sui modi in cui il soggetto interpreta  e reagisce agli eventi che accadono attorno a lui, sulla valutazione che quest’ultimo dà di se stesso e della propria realtà. L’assunto di base della prospettiva cognitivista è che i pensieri e le convinzioni negative su di sé, sul mondo e sul futuro abbiano un ruolo chiave nell’esordio e nel mantenimento della depressione. Il terapeuta, ricorrendo a specifiche tecniche terapeutiche,  aiuterà il paziente ad identificare e modificare i pensieri e le convinzioni negative,  al fine di influire positivamente sul tono dell’umore della persona, sulla sua ripresa delle attività e sulla cessazione del ritiro sociale. Obiettivo della terapia sarà, infatti, spezzare il circolo vizioso di mantenimento della depressione,  attraverso un lavoro terapeutico mirato sulla componente cognitiva, emotiva e comportamentale della persona. 

 

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